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Razzisti, vittime, piagnistei


Un rapido giro per i siti di notizie/commenti e per i profili twitter vi permetterà di incontrare in pochi minuti più livore, cattiveria gratuita, razzismo, di quanto avreste mai potuto pensare. Quando comincerete, non riuscirete a smettere facilmente. Eserciterete il vostro lato voyeuristico provando alternativamente indignazione, divertimento disperato, stupore; infine riconoscerete, solo esasperati dall’attenuazione del senso di vergogna propria dello strumento, i discorsi del collega, dell’anziano parente, del fruttivendolo.

Vi domanderete: quand’è che tante persone sono diventate così, al punto che possiamo ormai dire ‘siamo’ diventati così? E soprattutto perché?

La rubrica #primagliitaliani è stato un esperimento il cui scopo era di verificare come e quanto il livore si fosse ormai attorcigliato a parole dal significato potenzialmente neutro, o blandamente positivo, come ‘prima’ ed ‘italiani’ appunto, se inserite in un certo contesto. Abbiamo tratto dalla cronaca 6 notizie di reati, più o meno gravi, commessi da italiani, pubblicandone il link all’interno di un nostro post senza commenti ma con un titolo accattivante (es. ‘ci rubano il lavoro’) senza mai però esplicitare il soggetto[1].

I commenti di quanti hanno pensato, senza dubbio alcuno, che si trattasse di reati commessi da non italiani, rifiutandosi di capire il gioco anche di fronte all’evidenza, danno conto di una rabbia che non è facile spiegare razionalmente. Mi fa pensare invece alla rabbia cosiddetta narcisistica, una rabbia incontenibile, non commisurata alla reale portata degli eventi in gioco, ma enorme perché collegata a qualcosa di più profondo, ad un pericolo percepito di attacco al proprio stesso io, alla propria esistenza.

Ma cosa ci[2] spaventa? Quale parte del nostro io è attaccata? Cosa stanno per portarci via? Soldi e lavoro sembra la risposta più ovvia, ed è anche la più citata. Ma di soldi ne portano via di più le  tasse, o il fatto incredibile che si debbano pagare i libri della scuola dell’obbligo[3], e per quanto riguarda il lavoro dubito che nella vita reale conosciate molte persone licenziate per lasciare il posto ad un ivoriano. Qualcuno parla di radici culturali, è vero, e qui credo sia inutile ogni commento se non che dall’assurdo consegue qualsiasi cosa. Credo che ci sia qualcosa di più intimo, che cerchiamo di nascondere dietro paraventi razionali. Non ho potuto fare a meno di pensare alla scena in cui Benigni cerca di convincere Troisi a fermare Colombo solo per evitare che la sorella 5 secoli dopo si fidanzi con un americano.

La mia idea è che quello che abbiamo paura di perdere è il nostro status di vittime. Del sistema, della crisi, della casta. In un’epoca in cui la stragrande maggioranza delle persone rinuncia a sognare davvero una grandezza di cui si sente incapace, per la troppa complessità e concorrenza del mondo globalizzato, essere vittime rimane l’unico modo di accedere ad una seppur malata visibilità, di ritagliarsi insomma un posto nel mondo[4]. Pensateci quando sentirete qualcuno cercare responsabilità esterne per i propri problemi[5], pensateci soprattutto quando sentirete un razzista: è costui/costei[6] una persona realizzata? Matura? O ha in sé un tratto irrimediabilmente infantile, una necessità di attenzioni che esprime proclamandosi vittima? L’arrivo sulla scena di disperati ben più disperati di lei potrebbe farle perdere l’unico ruolo sociale che è riuscita a ritagliarsi?

Perché temiamo che il lavoro ce lo portino via i profughi e non i preparatissimi giovani europei che normalmente superano gli italiani nelle classifiche di alfabetizzazione? Forse perché nei confronti di un tedesco potremmo continuare a sentirci vittime? E perché non abbiamo ancora fatto la rivoluzione  per un prelievo fiscale così aberrante? Per tenerci un alibi di scorta?

Sono domande, e per me già quasi risposte. Mi tengo uno spiraglio di dubbio, mi piacerebbe discuterne.

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[1] non pubblichiamo i link alle riproposizioni dei post su un noto sito di notizie/commenti dalle quali abbiamo ottenuto il maggior numero di commenti

[2] uso la prima persona per brevità

[3] i discendenti di Pitagora hanno smesso di riscuotere i diritti d’autore già da qualche anno

[4] l’idea non è originale, vedi in particolare R.Hughes, La cultura del piagnisteo. Lo so

[5] maledetta Merkel che governi un paese che funziona

[6] sono stato stupito di constatare quante di queste persone siano donne. Avevo un pregiudizio

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9 commenti su “Razzisti, vittime, piagnistei

  1. dado
    07/09/2015

    Il razzismo non esiste. è un falso pretesto di giornalisti e governati per nascondersi dietro agli stranieri e fare i comodi loro, togliendo qualcosa ai poveri italiani e darne pochissimo agli stranieri, tenendo per se stessi una certa bella quota. Si chiama INFINGARDAGGINE, oppure FALSO-BUONISMO con i soldi degli altri, e tacciando di razzismo chi non può o non vorrebbe dare. Sono come quelle femminucce che tirano il sasso e poi nascondono la mano che l’ha tirato. Costoro in italiano si chiamano IPOCRITI, e purtroppo sono italiani, non certo gli stranieri, vittime ignare ed impotenti di questi loschi figuri!

  2. diversipensieri
    07/09/2015

    Dado, giornalisti e governanti saranno ipocriti. può essere. la casta e tutto il resto. ma le persone comuni che gli vanno dietro?

  3. dado
    07/09/2015

    Diversipensieri: Le persone comuni che gli vanno dietro, come tu dici, sono gli immancabili scagnozzi che per una pagnotta, fanno il lavoro sporco! Fanno parte anch’essi della grande Ipocrisia. Tutti i politici hanno un pò di questi miserabili scagnozzi, come li hanno i giornalisti, come li hanno i capi mafiosi, come li hanno i grandi industriali, ecc. Se giornalisti e governanti fossero leali ed onesti (assurdo) questi scagnozzi con i quali io, tu e gli stranieri magari abbiamo avuto direttamente a che fare, NON esisterebbero. E’ la Fame che fa l’uomo ladro! Gli scagnozzi hanno fame perché si accontentano di un tozzo di pane per compiere ..un misfatto, ma Politici e Giornalisti non hanno per nulla …Fame!! Costoro fanno, l’ho detto prima, come i Mafiosi!

    • diversipensieri
      07/09/2015

      lo spero, se così fosse non ci sarebbe troppo da preoccuparsi. gli scagnozzi correrebbero dietro al prossimo capetto, magari con idee diverse. resta un bel problema il fatto che sia così facile convincere gli scagnozzi… e sì che il pane ormai non manca a nessuno

      • dado
        07/09/2015

        Certo che il pane non manca a nessuno, specialmente ai politici, giornalisti, mafiosi e industriali. Però loro non si accontentano mai e ne vogliono sempre di più. Ed ecco così che trovano altri scagnozzi pronti a fare quello che loro da soli disdegnano di fare, perché di gente che ha fame, oppure che non si accontenta di una sola pagnotta, se ne trova sempre. E’ comunque noto che ‘il pesce puzza dalla testa’, e quindi parte dai capetti disonesti. Ho conosciuto gente che ha venduto la propria dignità ed onestà per una pagnotta in più, altroché se ne ho conosciuta, ma li ho sempre disprezzati dicendoglielo in faccia. E questi vili si giustificavano nascondendosi dietro la famiglia da mantenere! Naturalmente mi son fatto dei nemici, però la notte dormo tranquillo perché ho la coscienza pulita. E me ne faccio un vanto, perché in questo mondo di ladri, siamo rimasti in pochi ad essere onesti e leali. Lo so, sono un fesso, ma son contento di esserlo.

  4. Paola
    28/09/2015

    Grazie per l’importante riflessione di questo post che condivido in pieno….
    Non ho mai capito, neanche su me stessa, il perchè l’essere umano accetti più facilmente di essere vittima degli “eventi” (e con eventi intendo tutto ciò a cui può “attaccarsi” per sentirsi vittima) piuttosto che consapevole costruttore della propria vita…
    Avevo letto una frase che mi era piaciuta molto e riassume bene questo : <>.
    Forse, in fondo, il “vittimismo” fa un po’ parte di una fase della vita necessaria al processo di “crescita” personale che, prima o poi, attraversiamo tutti.
    Tuttavia solo il superamento di questa fase ci aiuta ad evolvere … ad essere migliori, a volte anche peggiori, ma adulti perché decidere volontariamente di assumersi le proprie responsabilità nei confronti di se stessi e degli altri ci rende inevitabilmente “liberi” …
    Ma è ben noto: la libertà fa paura.
    A noi la scelta. A questo punto, secondo me, è solo una questione di volontà.

  5. Paola
    28/09/2015

    ops…è sparita la frase fra le virgolette . Era questa: “Spesso le persone trovano più facile essere un risultato del passato che una delle cause del futuro”

  6. dado
    28/09/2015

    Le libertà fanno paura, perché implicano le responsabilità. E delle responsabilità abbiamo paura tutti. Esclusi gli incoscienti. Il liceale che può e deve liberamente scegliere la facoltà universitaria da prendere, ha paura perché la sua libera scelta determinerà la sua vita futura. L’ergastolano che esce di prigione e non avendo un appoggio o parenti o conoscenti a cui unirsi, ha paura di questa sua nuova libertà, perché non sa cosa fare, insomma annaspa, è impaurito e quasi è tentato a ritornare dentro il carcere! Insomma la responsabilità di affrontare questa nuova vita da libero cittadino lo terrorizza. Il migrante che fugge dai suoi aguzzini arabi ed arriva in Europa, ha paura della libertà finalmente ottenuta perché deve assumersi delle responsabilità con se stesso e la famiglia sul da farsi, ed allora piange si dispera e prega chi lo accoglie ad assumersi lui la responsabilità di creargli un primo e magari accroccato futuro. E così facendo mendica aiuto, e mendicherà per tutta la vita. Mendica proprio come faceva prima con gli aguzzini di lasciarlo vivere. Quindi direi che è la responsabilità, o la responsabilità del futuro che mette paura, e non esattamente la libertà, altrimenti gli esempi sopra esposti non avrebbero senso. Personalmente valuto le persone per quello che provano o riescono a fare per risolvere la loro vita, e non per quello che implorano o dicono di voler fare.

  7. dado
    24/01/2017

    quanti anni o decenni serviranno agli africani per integrarsi con noi ? sono passati due anni e le cose stanno come prima. questo vuol dire che le persone che mi hanno interpellato hanno sempre parlato a vanvera, cioè senza cognizione di causa, insomma tanto per parla…….questa gente è piu’ dannosa degli africani stessi! sono loro che dovrebbero essere accompagnati in Africa!

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Questa voce è stata pubblicata il 06/09/2015 da in Società con tag , , , , .
Pierluigi Argoneto

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